Il libro-inchiesta sulla morte di Bon Scott degli AC/DC
"Quando qualcuno ti accusa di spacciare teorie del complotto, di solito significa che sei vicino alla verità o che ci sei arrivato più vicino di quanto si aspettassero". (Jesse Fink, a Rockol)
La causa ufficiale della morte di Bon Scott fu intossicazione da alcol, eppure nel tuo libro suggerisci una teoria di overdose da eroina. Quali prove colmano il divario tra l'abuso di alcol e la presenza di sostanze più pesanti quella notte?
Ho lavorato su questo caso più di quanto abbia mai fatto la polizia. Persone care a Bon sanno che morì per eroina, ma non lo ammetteranno mai pubblicamente. Nel libro riporto le dichiarazioni di testimoni oculari che erano presenti la notte in cui morì e che sanno cosa successe. Si dice che Bon fosse solo con Alistair Kinnear [l’amico di Bon Scott nella cui auto Scott fu rinvenuto cadavere, N.d.R.], ma non è così. C'era anche altra gente, e dal mio punto di vista le indagini della polizia e del coroner non furono condotte a dovere.
Effettivamente il livello di alcol rinvenuto nel suo sangue era inferiore a quello di altri casi mortali di avvelenamento da alcol. Già questo aspetto confuterebbe la versione ufficiale. Ipotizzi che possa esserci stata un'intenzione precisa nel trascurare dettagli cruciali?
Il livello di alcol nel sangue di Bon era di 0,208. Solo per farsi un'idea, quello di Amy Winehouse era di 0,416. Sì, penso che questo aspetto vada a indebolire l'ipotesi che Bon fosse morto per avvelenamento da alcol. Era un bevitore accanito. Per indagare adeguatamente su un decesso, andrebbero rintracciate le persone coinvolte e la polizia e il medico legale non lo fecero, al contrario di me. C'è addirittura segnato un indirizzo falso sul certificato di morte di Bon, quindi si può presumere che l'indagine originale sia stata completamente inutile.
Come nel caso di Jim Morrison, i membri degli AC/DC non erano con Bon quando morì. Nel caso di Morrison, alcuni giurano che sia morto per overdose da eroina in un nightclub parigino, prima di essere trasferito nell'appartamento dove fu poi trovato cadavere. Vede somiglianze o circostanze simili di un possibile insabbiamento, in questi due casi?
Forse mi riserverei di evitare specificamente il termine "insabbiamento" perché suggerisce la presenza di una cospirazione deliberata, ma certamente qualcuno si è mosso per insabbiare l'accaduto e dipingere un quadro diverso rispetto a come Bon è realmente morto. In ogni caso sì, penso che ci siano delle sorprendenti similitudini con il caso Morrison.
Nel libro c'è un rimando controverso al bassista degli Yes, Chris Squire. Ce ne puoi parlare?
Squire si riforniva da persone legate a Bon e in modo particolare dalle stesse che erano con lui la notte in cui morì. Non feci in tempo a contattarlo perché quando appresi della cosa, Squire era già venuto a mancare. Girava un sacco di roba nel mondo rock londinese del 1980, e Paul Chapman e Pete Way degli UFO me lo hanno confessato apertamente. E so anche che un altro membro degli AC/DC faceva uso di eroina, all'epoca. Ma Squire non aveva nulla a che fare, direttamente o indirettamente, con la morte di Bon.
Sostieni sia stato Bon Scott a scrivere i testi del disco più famoso degli AC/DC, "Back In Black". Al di là dei resoconti personali, che prove sostanziali hai per ritenere veritiera questa tesi?
Intanto ci sono le dichiarazioni di Angus Young. Sia a "Kerrang!" sia a "Rolling Stone" australiano disse che era stato Bon a occuparsi dei testi di "Back In Black". Ma questa versione è stata in seguito occultata. David Krebs, che nel 1980 era il manager degli AC/DC, mi disse che i crediti di quel disco non sono accurati e che il nome di Bon fu omesso perché lasciarlo sarebbe stato controproducente, dato che il cantante non era più lui, bensì Brian Johnson. Per farsi un'idea sulla verità, comunque, basta dare un'occhiata al materiale della band uscito in seguito. Gli AC/DC non scrissero più nulla di buono, in termini di testi. E poi per quale motivo Vince Lovegrove, un caro amico di Bon che suonava con lui nei Valentines, avrebbe dovuto riferire pubblicamente che la famiglia di Bon percepiva royalty per "Back In Black"? Inoltre Silver Smith, ex fidanzata di Bon, mi confidò che questi avrebbe addirittura ultimato i testi per quell'album la notte stessa in cui morì. Ma soprattutto c'è da chiedersi che fine abbia fatto il suo quaderno coi testi. Perché teniamo presente che l'appartamento in cui dimorava fu svuotato, una volta deceduto.
Sostieni che alcuni fra coloro che definisci testimoni chiave della tua indagine si siano fatti avanti solo dopo molti tentennamenti. Cosa credi li abbia infine spinti ad aprirsi?
La mia perseveranza, credo. Quando opero lo faccio con un piglio investigativo; non smetto mai di compiere ricerche. Se non ti impegni seriamente in ciò che fai, non otterrai nulla che valga la pena di essere pubblicato. Dalla prima edizione del libro, altre persone si sono fatte avanti per raccontarmi le loro versioni sul caso. E ancora adesso ricevo nuove segnalazioni.
Si dice che gli AC/DC volessero licenziare Bon Scott per i suoi problemi con l'alcol, ma come anche tu insinui, sembra che fosse lui a volerli mollare, forse perché stanco della musica che faceva con loro. Ti va di approfondire meglio questa "tensione reciproca" fra lui e la band?
Bon ambiva a una vita diversa. Avrebbe voluto scrivere e suonare con gente diversa. Si sentiva soffocato dagli Young, a livello creativo. I suoi piani erano far su un bel po' di soldi con un altro album e poi chiudere i rapporti con loro. Invece è morto prima che ciò accadesse. Mischiando l'alcol all'eroina ha pagato un prezzo troppo alto.
Infatti il Bon Scott da te descritto è un individuo più complesso di come molti potrebbero ricordarlo. Spaziava nei suoi ascolti, amando musica più sofisticata come quella degli Steely Dan. Credi che la rigida identità blues-rock degli AC/DC gli abbia impedito di esplorare come avrebbe voluto altre sensibilità musicali?
Sì, Bon amava gli Steely Dan. E quando l'ho saputo sono rimasto sorpreso perché io stesso adoro gli Steely Dan: sono la mia band preferita insieme a Supertramp, Earth Wind And Fire, Little Feat e Doobie Brothers. Adoro anche gli AC/DC dell'era Bon Scott, ovviamente, e il mio libro è anche una sorta di lettera d'amore indirizzata agli anni Settanta. Non vedremo mai più un'epoca come quella, in termini di pura creatività musicale. Bon era fortemente limitato in ciò che poteva o non poteva scrivere a causa del volere degli Young, i quali erano soliti eliminare qualsiasi sua idea da loro considerata troppo intellettuale o intelligente. Ecco perché Bon amava gli Steely Dan e altre band come i Pretenders. Ascoltare i loro dischi era una grande liberazione per lui.
Il tuo libro sembra suggerire che gli AC/DC abbiano coscientemente raccontato una falsa leggenda su Bon Scott, invece che far conoscere i fatti reali. Ma se così è, quale sarebbe il motivo? Proteggere la memoria del loro vecchio cantante, loro stessi o che altro?
Per me gli AC/DC hanno sempre avuto come priorità il benessere della famiglia Young. Sono giunto a questa conclusione dopo aver scritto un libro intitolato "The Youngs: The Brothers Who Built AC/DC". Guarda come hanno trattato i vecchi membri della band o i turnisti da studio, gente come Tony Currenti, Mark Evans, Chris Slade, Phil Rudd. Persino Brian Johnson fu sostituito senza troppe cerimonie per i concerti dal vivo. Qualcuno si ricorda di quando Axl Rose prese il suo posto, sì? Personalmente rispetto molto Cliff Williams per aver lasciato la band. Senza voler sminuire l'importanza di Malcolm Young, George Young e Angus Young per aver costruito il sound degli AC/DC, la vera leggenda della band, per me, era e resta Bon Scott. Gli Young dovrebbero ringraziarlo per gli enormi benefici ricevuti.
Alcuni potrebbero sostenere che le tue affermazioni non siano che teorie del complotto, forse pensate per offuscare l'eredità di Brian Johnson. Cosa risponderesti, a tal riguardo?
Chi potrebbero essere queste persone? Fan che non vogliono sentirsi dire che i loro eroi potrebbero non essere del tutto sinceri con una parte del loro passato? Giornalisti che non sanno di cosa parlano? O magari qualcuno invidioso del successo ottenuto con la mia indagine (ti assicuro che ce ne sono molti)? Sono arrivato a ricevere minacce di morte da parte di alcuni fan degli AC/DC; c'è chi prende quella band troppo seriamente, gente che forse avrebbe bisogno di farsi una vita. Quando qualcuno ti accusa di spacciare "teorie del complotto", di solito significa che sei vicino alla verità o che ci sei arrivato più vicino di quanto si aspettassero. Non ho mai incontrato Brian Johnson, né ho avuto contatti con lui, quindi non posso avere problemi di natura personale con lui. Quel che mi irrita è che la sua versione dei fatti sulla scrittura di "Back In Black" cambia continuamente. Lo stesso quando parla di come incontrò Bon. Credo che i fan abbiano diritto di conoscere la verità.
Al di là della leggenda che lo attornia, come valuti personalmente l'estensione vocale di Bon Scott? Secondo te, qual è l'album più importante che fece con gli AC/DC e come motivi questa scelta?
Bon era un cantante straordinariamente dotato, con un carattere autentico e un'estensione vocale notevole. Un brillante showman, anche nei momenti in cui sul palco non cantava. Penso che "Powerage" (del 1978) sia il suo capolavoro perché è il più personale di tutti gli album su cui fu presente. E anche perché i testi sono principalmente ispirati a Silver Smith [grande amore di Bon Scott, N.d.R.] e sono tra i migliori che firmò. In quell'album si percepisce un vero legame umano con Bon e le sue lotte interiori, ed è per questo che ancora oggi gode di un certo rispetto, presso i fan.
Quando parli della musica degli AC/DC come del più potente antidoto alla depressione, ti riferisci alla loro musica in generale o specificamente all'era Bon Scott?
Penso che gli Young siano dei maestri nell'heavy rock basato sui riff, e questo costituisce per me un antidepressivo incredibile. Che si tratti degli AC/DC con Bon o con Brian Johnson. Il loro è un sound che ti risolleva l'umore, che ti rende più forte, che ti aiuta a uscire dallo stato mentale in cui ti trovi. Questa è la magia del rock 'n' roll.
Dopo tutte le ricerche da te compiute, ritieni che la scomparsa di Bon Scott meriti un posto permanente tra i grandi enigmi della storia del rock?
Ne sono certo. La sua storia meriterebbe di essere raccontata in un film o in una serie Netflix. Per ora esiste solo il mio libro. Nel 2024 ne ho scritto un'appendice col titolo "Bon: Notes from the Highway". Si addentra ancora di più nel mistero. Per ora è disponibile solo in inglese, ma può essere che un domani lo sarà anche in italiano.